Il borgo medievale di Arena Stemma comune Arenaè un piccolo centro calabrese sito a pochi chilometri dei boschi delle Serre e a non più di 40 Km dalle coste del mar Ionio, nonché da quelle del mar Tirreno; si può dire al centro della Calabria.Lo Stato di Arena ha una storia quasi millenaria, nel 1080 Ruggero il Gran Conte, assieme al fratello Roberto il Guiscardo completano la conquista della Calabria e pone la sua sede a Mileto. Per la salvaguardia della sua persona, temendo un’invasione di soldati bizantini verso Mileto, pensa di costruire una fortezza su un promontorio delle Serre in posizione dominante la valle del Marepotamo, cosi in Terra delle Arene verso il 1085 sorge un  castello di grandi dimensioni, probabilmente il più ampio castello di tutta la Calabria, e vi insedia un suo figlio naturale di nome Ruggero detto il Bastardo. Nel 1093 il Gran Conte Ruggero concede a Bruno di Colonia la terra dove viene costruito il Cenobio “Santo Stefano del bosco”. Tale terra cosi viene descritta: parte da Stilo verso Santa Croce sopra Arena passando per Spadola sino alle coste ioniche per poi ritornare a Stilo. Alla donazione fatta dal Gran Conte Ruggero, fra gli altri, sono testimoni Ruggero Culchebret Bastardus e suo figlio Guglielmo Culchebret. Ruggero figlio naturale del Gran Conte, la cui madre una nobile donna di Napoli, si pensa fosse di origini scozzesi, questo si può desumere in quanto i signori di Arena sino al 1200 nei documenti si firmano Scullando. Guglielmo figlio di Ruggero nel 1129 invitato in Palermo per l’incoronazione di Ruggero II Re di Sicilia e d’Italia, è tra le 9 famiglie più importanti del nuovo Regno. Figli di Guglielmo sono Ruggero e Riccardo; Ruggero diviene Gran Giustiziere della corte di Sicilia con Re Ruggero II; a Ruggero succede il figlio di Riccardo; Giovanni alla cui morte diviene signore di Arena il fratello Matteo a cui succede Riccardo suo figlio; questo Signore di Arena era ben voluto da Manfredi l’ultimo Re Svevo, tanto che, quando il Re di Francia Carlo I D’Angiò conquista il Regno di Napoli, tra i primi ad essere colpiti sono il signore di Arena ed i suoi familiari. Il feudo di Arena viene confiscato nel 1268 da Re Carlo I, proclamando suo procuratore Michele Belot. Bisogna giungere nell'anno 1300 sotto re Carlo II affinché i Conclubeth possano prendere possesso del feudo di Arena. Riccardo viene liberato dalle prigioni di Trani dove era rinchiuso. Carlo II dovendo riconquistare la Sicilia, trova al suo fianco Riccardo di Arena che partecipa a tale impresa. Nuovo Signore del feudo di Arena nel 1325 è Nicola a cui succede il figlio Giordano. La figura di Giordano d’Arena rifulge per il prestigio che questo signore dimostra. Nel 1381 il Re Ladislao lo nomina Giustiziere di Calabria e viene inserito nel Gran Consiglio del Regno. Nel 1382 il Re lo nomina castellano di Stilo, cui era dominio del Regno. Giordano d’Arena, presso le mura del suo castello costruì la Cappella di San Giacomo, che con bolla di Papa Bonifacio IX fu dichiarata di Ius Patronati dei Conclubeth, concedendo l’indulgenza a coloro che visitavano la Chiesa. Succede a Giordano il figlio Giacomo a cui succede l’unico figlio Niccolò. Niccolò nel 1403 diviene Signore di Arena. La sua dignità fu cosi prestigiosa da predominare per tutta la metà del XV secolo. Il 5 Maggio del 1421 il Re Luigi III nomina Niccolò Conclubeth I Conte di Arena concedendogli la Motta di Caridà e la Baronia di San Demetrio.  [Secondo la mia opinione i signori di Arena acquisiscono il titolo di Conte ed il loro feudo diventa contea dal 1421, questo si può desumere dal fatto che nei vari documenti la firma apposita in calce è Signore de Arenis oppure Signore di Arena].

Nel 1428 Niccolò compra per 5000 ducati la Contea di Mileto e ne assume il titolo; dal Re gli viene data la Contea di Stilo con il favore della Curia romana, possedendo questa dei diritti sula città di Stilo. L’apice di splendore di detta famiglia fu in questo periodo di tempo. Il Conte Niccolò di Arena ebbe buoni rapporti con la Chiesa ed il 5 maggio del 1436 Eugenio IV Papa con bolla pontificia autorizzava ad erigere un convento francescano in Arena presso il Secello di San Nicola. Dai documenti dell’epoca Niccolò Conclubeth diede al convento ricche suppellettili tra cui un graduale miniato in oro. Con bolla pontificia Eugenio IV il 5 maggio 1436 ordina a Fra Tommaso, Ministro Provinciale ed ai frati Minori di abitare nel convento offerto da Niccolò Conte di Arena e di Mileto. Succedettero a Niccolò il secondo Conte Luigi, il terzo Conte Giancola. Nel 1500 Giancola diviene il terzo Conte di Arena. Nella guerra d’Otranto combatte valorosamente contro i turchi. Questo Conte era molto devoto di San Francesco di Paola; prima di partire per la battaglia d’Otranto si reca con i suoi soldati in Paterno Calabro dove si trovava San Francesco di Paola e, chiede la benedizione prostratosi ai suoi piedi. San Francesco invita tutti ad avere fiducia in Dio e che avrebbe pregato il Signore per un buon esito della battaglia, consegnando ad ognuno un cero benedetto.

Dipinto Luca Giordano

Un dipinto di Luca Giordano cm 103x151 ritrae il Conte Giancola inginocchiato che riceve i ceri da San Francesco di Paola. Il Campanile nelle notizie racconta che San Francesco di Paola disegnò su di un lenzuolo con un carbone spento la sua immagine, che improvvisamente apparve splendere di piena luce. Il IV Conte e primo Marhcese di Arena è Gian Francesco. Il titolo di Marchese viene dato a Gian Francesco Conclubeth da Carlo V nel 1525, riconoscendo nel Conclubeth le origini di discendenza Regale e gli concede di aggiungere al suo stemma l’aquila bicipite nera, elevando il feudo da Contea a Marchesato. Gian Francesco suo figlio fu il V Conte e II Marchese di Arena; cosi di seguito si sono succeduti tanti marchesi.

Arena nel XVI secolo era un borgo di 618 fuochi, all’incirca 3000 abitanti. Il territorio di Arena si presentava con ingenti piante di ulivo, tanto da sembrare una foresta; vi erano un gran numero di frantoi, di conseguenza vi era olio in abbondanza. Vi erano altresì ingenti castagneti e boschi, cui si produceva legname in gran quantità per la costruzione di tetti per le case. Vi si produceva dell’ottima seta e si trovava in rilevante quantità la pietra da frantoio e quella da mola. La popolazione era dedita al lavoro dell’agricoltura, della pastorizia e dell’artigianato. L’artigianato del ferro e del legno era fiorente e prospero tanto da facilitare nuovi insediamenti ecclesiastici. In Arena Gerolamo Maiuri nel 1642 fonda la Chiesa di Santa Maria de Latinis. In questo periodo in Arena si hanno tre Chiese parrocchiali: Santa Maria de Latinis, Santa Domenica e la Chiesa di San Teodoro. (La documentazione è rilevata dall’archivio diocesano di Mileto). Nel 1474 risulta una Chiesa di Santa Maria del Plano di Arena, località di Potami. (Tale notizia è documentata Badia di Mileto fascicolo 3 A.S.N). In una successiva numerazione i fuochi in Arena risultano essere 707 ed oltre all’artigianato risultano un certo numero di professionisti con incremento di cultura in vari campi.Un documento del 1754 dell’archivio Caracciolo fascicolo 455 risultano i seguenti professionisti:

  1. Notaio Francesco Scarmuzzino
  2. Notaio Celestino Alcieri
  3. Dottore in Fisica Lorenzo Maria Natolio
  4. Dottore in fisica Domenico de Luca Da miglianò
  5. Dottore in fisica Lorenzo di Marco
  6. Dottore in chimica Domenico Cesarelli
  7. Dottor Francesco Cugnetta
  8. Dottor Saverio Martino
  9. Dottor Giosuè Michelangelo Natolio
  10. Dottor Antonio Montagnese
  11. Dottor Domenico Tropea
  12. Dottor Michelangelo Scamardi

Riprendendo la storia del casato dei Conclubeth nel 1648 troviamo Marchese di Arena Don Domenico Conclubeth che governa lo Stato di Arena sino al 1 dicembre 1661 data della sua morte, non avendo figli, succede il fratello Don Andrea. Andrea Conclubeth ebbe come incarico nel Regno di Napoli, l’Ufficio di Razione. Nell’anno 1675 a Napoli mentre rientrava in casa, la sua carrozza viene assalita dai sicari del Marchese di san Giorgio della famiglia Milani; ferito mortalmente il 24 aprile del 1675 muore a Napoli. Il figlio Riccardo ancora ragazzo succede come Marchese di Arena, ma colpito da una grave malattia muore appena quattordicenne il 31 luglio del 1678. Con quest’ultimo Marchese si estingue il casato dei Conclubeth ed, il feudo passa per eredità alla sorella di Don Andrea, Anna Conclubeth sposa del Principe d'Atri Francesco Acquaviva D’Aragona. Il figlio di Anna Conclubeth, Giosia Acquaviva D’Aragona Duca d'Atri prende possesso del Marchesato di Arena, della Contea di Stilo e delle terre di Palmi e Seminara. A questo patrimonio venivano aggiunti tutti i beni acquisiti dai Conclubeth in tutto il regno di Napoli, formando un’asse patrimoniale molto cospicuo. A Giosia gli succede il figlio Gerolamo, che nel 1691, vende il feudo ai Marchesi Caracciolo di Girifalco. Gerolamo Caracciolo diviene Marchese di Arena nell’agosto del 1694 con Reggio assenso. I Caracciolo si susseguono nel governo del feudo con varie vicissitudini. Nel 1783 una grave sciagura naturale si abbatte sul feudo di Arena; il 5 febbraio 1783 un potente terremoto distrugge gran parte del castello di Arena, la certosa di Serra San Bruno ed il convento dei Domenicani in Soriano Calabro. Tale evento catastrofico fa si che i Caracciolo abbandonino il castello e nel 1792 fanno costruire un palazzo in Arena dove risiedono. I Caracciolo governano il feudo di Arena sino al 1849 con Michele Caracciolo, che non avendo figli maschi fa si che il casato dei Caracciolo Marchesi di Arena si estingua. Diviene erede la figlia primogenita Anna, che sposata in seconde nozze con Francesco Aquino dei Principi di Caramanico; ordina al suo amministratore Ganino di vendere l’intero patrimonio del marchesato di Arena. [Le fonti storiche di questa ricerca sono state rilevate nella Biblioteca Nazionale di Napoli, dagli scritti e documenti dell’epoca dei vari storici che seguivano le vicissitudini dei Conclubeth. Dall’archivio Caracciolo tenuto dell’amministrazione comunale sono state rilevate le varie documentazioni riguardanti i Marchesi Caracciolo. Il borgo medievale di Arena presenta una vista panoramica che si estende dalle montagne della Sila cosentina alle isole Eolie sino alle coste orientali della Sicilia].